L’Avis Arce, sabato 2 maggio, ore 20,30, parteciperà alla fiaccolata dal titolo “Cercavano la felicità”, organizzata dalla Fondazione Migrantes diocesana,
Tu leggi, e io lo intravedo nel tuo sguardo, stai ironizzando: bel proclama, si può passare l’annuncio con il megafono multimediale, così anche noi diciamo la nostra… e giù, il tuo cervello comincia la danza: a che serve girare per le strade di un paese con una candela in mano? Che voce hanno un centinaio di persone – fossero anche diecimila o centomila – davanti ad una nazione intera, ad un continente, di fronte al mondo schiacciato dalla tempesta delle guerre e della fame e della sete di dignità e di futuro? A noi che siamo troppo sazi –come dice la Scrittura- dello scherno dei gaudenti, del disprezzo dei superbi, e che ci domandiamo come faremo ad arrivare a fine mese, che non conosciamo l’orizzonte del nostro domani… a noi, a che serve una fiaccolata a favore dei troppi figli dell’umana famiglia che la guerra e la fame spingono oltre i loro confini e che il mare inghiotte vorace? Non sarà forse soltanto la ripetizione dell’antico gesto di quel saggio greco che andava in giro con la lanterna e ripeteva: “Cerco l’uomo!” e se girasse ora con la sua lanterna magari sarebbe arrestato per accattonaggio?
Che dire, che dirti? Ti sussurro piano per non invadere la tua giornata: lascia aperte le domande, e fanne ancora altre, e mettiti a cercare, perché le risposte alle domande della vita sono nascoste. Stanno dentro l’anima di chi ce la fa a fermarsi, con umiltà, nella fragilità, riconoscendo la propria debolezza, tremolante come fiamma di una candela nella notte. E chissà, quelle candele in cammino aiutano a riflettere, cioè a cercare luce che si riflette come specchio, per capire, per non addormentarci, per tenere deste le domande, per non accomodarci sulle tiepide risposte scontate dei giornali, degli amici, dei media, degli altri. Per non diventare anche noi come i tanti, troppi Pilato della storia, che arriva a dire: ecce homo, e poi rifiuta il Signore della vita e lo condanna a morte.
Tutti quei crocifissi, che entrano ogni giorno silenziosi nel ventre gravido di sangue dell’annientamento e della morte, non hanno finito il loro compito: parlano ancora, e gridano, attraverso il tremolio della fiammella che tieni tra le dita.
Sr. Antonella Piccirill
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